Per lungo tempo si era speculato sulla destinazione del prossimo viaggio del Papa: dove si sarebbe recato Leone XIV? Alcune settimane fa è stato finalmente reso noto che il Sommo Pontefice, su invito del Presidente della Repubblica Recep Tayyip ERDOĞAN e dei Vescovi locali, visiterà la Turchia dal 27 al 30 novembre 2025, per poi recarsi in Libano. In entrambe le tappe i Frati Minori Conventuali non saranno al centro dell’attenzione, ma due di loro avranno comunque un ruolo significativo: in Turchia, infatti, l’Arcivescovo Martin KMETEC sarà il Vescovo ospitante, mentre in Libano opera Mons. César ESSAYAN come Vicario Apostolico di Beirut.
Fondamenti della fede
Motivo storico del viaggio in Turchia è il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, considerato un momento decisivo nella storia della fede cristiana. “Non possiamo lasciar passare questo anniversario”, ha affermato Papa Leone XIV nell’annunciare la visita.
Il Primo Concilio di Nicea fu convocato dall’imperatore Costantino nel 325 con l’intento di preservare l’unità della giovane Chiesa. A provocarlo fu una disputa teologica sulla natura del rapporto tra Dio Padre e Gesù Cristo. Il teologo alessandrino Ario sosteneva che Cristo, pur essendo unico, fosse stato creato da Dio e dunque non potesse essere divino nello stesso senso del Padre. Molti altri padri della Chiesa ribatterono invece che Cristo è vero Dio e consustanziale al Padre. Al termine del Concilio, quest’ultima posizione prevalse e la dottrina di Ario fu dichiarata eretica. In quel contesto nacque il Simbolo niceno, che proclama Cristo “della stessa sostanza” del Padre. Il Concilio di Nicea pose così una pietra miliare nella comprensione della fede cristiana, che ancora oggi continua a plasmare la Chiesa.
Ciò che il Concilio non riuscì a definire in modo duraturo fu la data della Pasqua. Pur avendo stabilito che la celebrazione dovesse cadere la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, dal XVI secolo in poi le Chiese d’Oriente e d’Occidente hanno seguito calcoli diversi, celebrando la Pasqua in date per lo più non coincidenti. Da decenni si tenta di giungere a una data comune, ma finora senza successo. Il fatto che nel 2025 la Pasqua sia stata celebrata nello stesso giorno, il 20 aprile, dalle Chiese d’Oriente e d’Occidente è stato un felice, ma pur sempre casuale, allineamento dei calendari.
Gioia e speranza
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha accolto con gioia l’annunciata visita di Papa Leone XIV in Turchia. In un comunicato, il Patriarcato ha espresso la propria “soddisfazione per la prossima visita di Papa Leone XIV di Roma in Turchia”. I due capi delle Chiese parteciperanno insieme, il 28 novembre a Iznik (l’antica Nicea), alla celebrazione centrale del 1700° anniversario del Concilio.
Successivamente, il Pontefice si recherà in Libano, un Paese che da anni affronta una situazione di instabilità. Le difficoltà politiche ed economiche segnano la vita quotidiana della popolazione. In un’intervista a Vatican News, Mons. César ESSAYAN ha dichiarato: “Speriamo che Papa Leone, nella scia dei suoi predecessori, sappia trovare parole capaci di riportare il Libano al centro dell’attenzione internazionale e di ricordare che solo la pace è un cammino che riconosce la dignità profonda dell’essere umano”.
Riquadro informativo: “Arcidiocesi di Izmir”
Izmir è sede episcopale fin dai primi secoli. Già nel II secolo è attestato un Vescovo, san Policarpo di Smirne (nato intorno al 69; morto nel 155 o 167). L’Arcidiocesi latina fu eretta canonicamente nel 1346 da papa Clemente VI. Soppressa nel 1575, fu ristabilita nel 1818 da Papa Pio VII. Sul territorio dell’Arcidiocesi vivono circa 200.000 persone, ma i cattolici sono una piccola minoranza: si contano solo circa 6.000 fedeli.
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Intervista a Mons. Martin KMETEC OFMConv, Arcivescovo di Izmir
Caro Arcivescovo Martin, presto riceverai una visita illustre in Turchia. Papa Leone XIV sarà tuo ospite. Quale atmosfera lo attende nel Paese?
Possiamo dire che siamo tutti molto ottimisti. La visita del Papa rappresenta un forte richiamo al fatto che la Chiesa cattolica è legata alla Sede di San Pietro e ai successori degli apostoli, e dunque alla tradizione sacramentale. Sentiamo il bisogno di essere rafforzati nella fede e nella speranza.
I cattolici costituiscono una piccola minoranza in questo Stato ufficialmente laico, dove oltre il 90% della popolazione è di religione islamica. Potrebbe descriverci alcune caratteristiche essenziali della Chiesa cattolica romana in Turchia?
La Chiesa cattolica romana in Turchia è una minoranza minuscola. Siamo sempre stati considerati una chiesa straniera, ma non è così. Fin dai tempi dell’Impero Ottomano, nei secoli, i membri della nostra comunità si sono inseriti nella vita della società, soprattutto nelle città costiere come Istanbul, Izmir, Mersin, Trabzon, Samsun e Iskenderun.
La presenza dei membri della nostra Chiesa si è rafforzata con l’arrivo di migranti provenienti dall’Asia e dall’Africa. Abbiamo chiese che ci permettono di rimanere presenti in queste terre, che hanno visto l’annuncio del Vangelo da parte degli Apostoli, come San Giovanni e San Paolo. Siamo eredi della ricchezza dei Padri della Chiesa, come San Crisostomo, San Policarpo, Sant’Ignazio e Sant’Ireneo, apostolo della Francia.
Gli ordini religiosi, come i Lazzaristi, i Fratelli delle Scuole Cristiane e altri, hanno portato l’insegnamento nell’Impero Ottomano. Vale la pena ricordare che le Figlie della Carità hanno servito i soldati feriti dell’Impero Ottomano e, per questo, hanno ricevuto in dono il terreno su cui hanno costruito un ospedale in Istanbul; avevano l’ospedale a Izmir, occupandosi anche della formazione dei giovani.
Oggi tutto questo non è più possibile. L’unica possibilità che ci rimane è prenderci cura delle comunità, composte da persone di provenienze diverse.
Papa Francesco ti ha nominato Arcivescovo di Izmir l’8 dicembre 2020. In quale Diocesi ti ha inviato?
Papa Francesco mi ha inviato alla Diocesi di Izmir – Smirne. Siamo una piccola comunità e, insieme alla Chiesa ortodossa, formiamo un piccolo gregge, l’unico rimasto delle Chiese menzionate nel Libro dell’Apocalisse. Sul territorio della nostra Diocesi si trovano i siti archeologici di Efeso, Laodicea, Hierapolis, Iconio, Pergamo e altri ancora. Essi ci ricordano l’importanza delle radici, che affondano nell’annuncio dell’Apostolo Paolo e di San Giovanni apostolo, così come, dopo di loro, nei Padri della Chiesa come San Policarpo, Sant’Ignazio e altri.
Hai già lavorato a lungo in Turchia, tra l’altro a Istanbul nel Convento dei Conventuali. Probabilmente parli correntemente il turco e conosci bene anche l’Islam…
(Parli anche arabo?)
Durante la mia prima missione in Medio Oriente, ho imparato anche l’arabo. Dopo il mio arrivo in Turchia, ho imparato il turco, cosa che per me è stata una grande gioia, nonostante le difficoltà. Tutto questo faceva parte di una formazione all’ascolto del cuore umano, che si esprime attraverso la propria cultura, affinché anche in queste lingue si possa sentire la parola del Vangelo e della salvezza.
Qualche tempo fa, in un’intervista, parlando della tua Chiesa hai detto: “Siamo orgogliosi di essere ancora qui”. Come vedi le prospettive future per i cattolici in Turchia?
Non credo che saremo una grande e importante realtà in Turchia. Per me è sufficiente se rimaniamo fedeli a Cristo, al suo esempio e agli insegnamenti contenuti nel Vangelo. È sufficiente se restiamo una Chiesa viva, capace di testimoniare e spiegare le ragioni della speranza cristiana.
In qualità di Arcivescovo di Izmir, avrai un ruolo importante nella visita del Papa: l’odierna Iznik è diventata un luogo importante nella storia della Chiesa come Nicea. Quali celebrazioni sono previste in occasione del 1700° anniversario del Concilio?
Il programma della visita del Papa non è stato ancora ufficialmente pubblicato. Comunque posso dire che è prevista la commemorazione nel luogo del Concilio, alla quale saranno presenti Papa Leone e Sua Santità il Patriarca Bartolomeo. Sembra che ci sarà un incontro accademico nella chiesa di Santa Irene. È prevista anche la presenza del Papa alle festività per la festa di Sant’Andrea. Il Papa incontrerà religiosi, religiose, Vescovi e sacerdoti in un incontro particolare, e poi ci sarà la celebrazione di una eucaristia per i fedeli cattolici di tutta la Turchia.
Quale messaggio può trasmetterci oggi il Concilio di allora, soprattutto in società in cui la questione del Dio (cristiano) spesso non sembra più avere un ruolo importante?
Il Concilio è stato un atto di dialogo e di sincero discernimento nell’apertura allo Spirito Santo. Ci insegna che la verità non può essere proprietà di nessuno, ma che siamo chiamati a intravederla nell’amore e nel rispetto, cercando di comprendere che cosa significhi essere umani, creati a immagine di Dio.
La verità proclamata dal Concilio è che il Figlio di Dio si è fatto carne, è divenuto uno di noi per salvarci sulla croce. È importantissimo accogliere con umiltà questa verità ed entrare in relazione con Cristo, nostro Salvatore.
Ci sono siti storici a Iznik che si possono visitare in relazione all’assemblea ecclesiastica di allora? Esiste un luogo di culto cattolico in cui ancora oggi si possono celebrare le funzioni religiose?
A Nicea si può visitare la chiesa, poi trasformata in moschea, dove si tenne il Secondo Concilio di Nicea (787). Della basilica in cui si svolse il Primo Concilio di Nicea (325) restano soltanto le fondamenta, oggi sommerse dalle acque del lago. Attualmente, a Nicea non esiste un luogo dove si possano celebrare funzioni religiose cristiane.
Come si svolge la pianificazione di un viaggio papale di questo tipo? Chi organizza cosa e di cosa dovete occuparvi voi sul posto? Che cosa ci sarà nel programma del Papa?
Per il viaggio del Papa è stata costituita una commissione mista insieme alla Chiesa ortodossa. La Santa Sede ha inviato una delegazione per programmare la visita congiuntamente, incontrando anche le autorità dello Stato turco per questioni di protocollo e sicurezza.
La visita del Papa sarà sicuramente un momento importante. Ma com’è la normale vita pastorale? È paragonabile alla vita ecclesiale in Slovenia, Germania o Austria?
La vita pastorale in Turchia è in qualche modo simile a quella delle Chiese d’Europa. Tuttavia, esiste la sfida della piccolezza e della speranza: sperare nonostante il fatto che siamo pochi e senza grandi prospettive. Lavoriamo secondo la metodologia sinodale, cercando il contributo di ogni membro della comunità per camminare insieme ed essere forti nella fede. Dedichiamo molta attenzione alla formazione dei laici, che rappresentano il futuro della nostra Chiesa.
Come sono i rapporti con il Patriarca ecumenico e con le altre Chiese cristiane in Turchia, ad esempio con i protestanti?
I rapporti ecumenici sono buoni. Possiamo dire che il Patriarca ecumenico Bartolomeo è un nostro amico. Il fatto che siamo tutti una minoranza, eredi delle sofferenze e delle difficoltà che i cristiani hanno affrontato nei secoli in queste terre, ci rende più consapevoli di essere fratelli e sorelle.
E per finire: quando il Papa andrà dalla Turchia al Libano, dove anche tu hai vissuto per qualche anno, cosa gli diresti come desiderio o richiesta?
La Chiesa in Libano ha bisogno di essere sostenuta; da altra parte può trovare la sua forza nella testimonianza rinnovata, libera da ogni presunzione, se sarà pronta a spogliarsi della falsa sicurezza che risiede nel desiderio di onore e di apparenza. Essa può ritrovare la propria identità nella fedeltà alla santità dei Santi, come San Charbel, Santa Rafqa e altri.
Fra Andreas MURK OFMConv
Messaggero di Sant’Antonio (Germania)










