Il tempo di Quaresima quest’anno si è esteso; non solo ritiri comunitari o parrocchiali in piccoli gruppi, ma il nuovo virus ci ha costretti ad un ritiro a dimensione mondiale.

Tutti sono chiusi in casa, quasi come gli ordini di clausura, come per esempio le Clarisse; tutti in clausura per poter guardare le nostre vite dall’interno; è un tempo opportuno per chiedersi cosa è più importante e che cosa lo è meno. Sfortunatamente, questo virus è presente anche in Uganda, Kenya e altri paesi vicini. Anche qui le persone viaggiano e lavorano all’estero. Sicuramente gli spostamenti sono ridotti rispetto all’Europa perché la maggior parte delle persone non ha passaporto, ma il virus è arrivato ugualmente.
Secondo le informazioni ufficiali del governo dell’Uganda, 53 persone sono infette da questo nuovo virus. Circa due settimane fa, dopo aver scoperto il primo caso, il governo ha adottato misure preventive radicali. Chiusura di tutte le scuole e università, luoghi di culto: chiese, moschee, ecc. Chiusura di negozi, bar e ristoranti, ad eccezione di coloro che forniscono cibo e servizi medici. Divieto totale di movimento di notte: c’è il coprifuoco dalle 19.00 alle 06.30. Infine sono stati adottati altri regolamenti restrittivi speciali.
Che cosa significa questo per l’Uganda? Significa che milioni di persone legate ai trasporti, al commercio e ad altre attività, hanno perso il lavoro, dall’oggi al domani. Si tratta per lo più, di persone che guadagnano circa 3 € al giorno, che a malapena sono sufficienti per il cibo necessario per se stessi e la propria famiglia. Per ora c’è cibo a sufficienza, ma se questa quarantena si prolungherà non si sa cosa succederà. Il governo tramite i propri dipendenti sta già fornendo cibo alle persone più indigenti, particolarmente nelle aree sovrappopolate e prive di lavoro.
In tutto il paese sono stati scelti degli ospedali governativi, con i posti preparati per eventuali pazienti da Covid-19. Però sul loro funzionamento ci sono forti dubbi. C’è sicuramente un ospedale nella capitale dell’Uganda – Kampala, dove è possibile fare il test, per scoprire se si è infetti. L’Uganda è di dimensioni simili alla Polonia; non c’è bisogno di essere un grande economista per prevedere che questa crisi farà crollare il livello economico raggiunto in precedenza.
Come pastori e missionari, non si può aprire la chiesa alla preghiera, motivo per cui i confratelli pregano in Convento. Come Frati Minori Conventuali siamo un Ordine contemplativo e attivo; pertanto ora è il momento della contemplazione.
Qualcuno ha notato l’ovvia verità: la Chiesa non è stata chiusa; la Chiesa quale comunità inviata a predicare il Vangelo, è sempre in missione. Perciò durante questa Quaresima i confratelli hanno visitato i malati, per consentire loro di ricevere i sacramenti. Durante questo periodo i frati hanno visitato circa 200 famiglie.
In Uganda la maggior parte delle persone non hanno pensione, quindi la vita delle persone anziane e malate dipende dalle famiglie in qui vivono. I frati hanno ottenuto il permesso dalle autorità locali di spostarsi in auto, così fanno servizio all’ospedale Wanda Helth Center di Matugga. L’auto del Convento è usata quasi come un’ambulanza. Si osservano costantemente gli sviluppi della situazione, perché nessuno sa cosa succederà domani.
Si ringrazia il governo polacco, il ministero degli Affari Esteri e altre istituzioni ecclesiastiche, per la proposta di tornare in Polonia tramite voli speciali; i frati però, non hanno accettato la possibilità del rientro in patria. Il missionario ha la casa dove si trova attualmente. In Africa non ci sono eroi, però qui si impara l’umiltà. I frati stanno solamente seguendo la propria chiamata.
In Africa ci sono problematiche peggiori del corona virus; per esempio le cavallette, che ora sono presenti nel nord dell’Uganda. Poi c’è l’ebola che uccide il 70% degli infetti; è un virus che viene trasmesso allo stesso modo del covid-19, ed ha di particolare che appare e scompare dopo qualche tempo. C’è anche il tifo perché l’acqua è sporca. Inoltre il 10% della popolazione ha il virus HIV. Infine, c’è la malaria, che è qualcosa di normale come l’influenza. Crediamo che questo virus passerà anche grazie all’aiuto di Dio, e che la solidarietà umana aiuterà a superare tutto. Probabilmente saremo migliori, più vigili e sensibili verso le altre persone.
Poiché non esiste né vaccino né medicina, per questa nuova forma di virus, l’Africa è una fornace ardente come per Sadrac, Mesac e Abdènego, che non volevano adorare la statua dorata del re Nabucodònosor (Cfr. Dn 3). Non volevano vivere a tutti i costi; tutto ciò che restava era la preghiera e il culto. Così vennero salvati e aiutati ad attraversare incolumi il fuoco.
Infine ricordiamo l’iniziativa di ”adottare” un medico, e chi è a servizio degli altri senza poter restare a casa. Raccogliamoci in preghiera reciproca. Mostriamo solidarietà non solo a parole ma in pratica; la fede senza le opere è morta (Cfr. Gc 2, 17).
Che Gesù Risorto ci salvi sempre dalle nostre cadute, dalle malattie, dall’impotenza e ci dia la sua pace e vita. Che Dio vi Benedica!

Fra Adam KLAG