Prot. N. 0760/2021
Roma, 04 Ottobre 2021

Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; 
perché tutti siano una sola cosa.
Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola,
perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
Gv 17,20-21

Fraterni verso il mondo
capaci di generare cultura fraterna

Saluto del Ministro generale nella solennità di San Francesco d’Assisi

Carissimi confratelli,
Buona e serena festa del serafico padre San Francesco! Vi saluto fraternamente, augurandovi tutta la benedizione del Signore a ognuno di voi. Quest’anno vi presento alcune provocazioni che mi stanno a cuore e che condivido in semplicità.

Introduzione
Fra pochi giorni si compie il primo anniversario della firma della lettera Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale. Un testo proposto per aiutare a pensare e a generare un mondo “aperto”, e cosi, affrontare le “ombre di un mondo chiuso”. L’Enciclica pretende di ‘offrire una parola’ al mondo, nella speranza di generare un cambiamento verso il bene comune, la convivenza, la pace. L’amore, il bene morale, la libertà, la uguaglianza, la fraternità, il dialogo, l’incontro, la carità sociale, l’amore politico e le stesse religioni sono alcune delle vie che, secondo il Pontefice, possono aiutare a generare una nuova cultura: la cultura fraterna.
Come Famiglia Francescana, inoltre, avvicinandoci al grandissimo giubileo del 2026, VIII centenario della Pasqua di San Francesco, ci siamo lasciati illuminare già dalle celebrazioni e riflessioni per gli ottocento anni della Regola non bollata. Prossimamente sarà il turno di un altro importante giubileo, quello della Lettera a un Ministro nel 2022, composta tra la Regola non bollata e quella bollata (1222 aprox.) e certamente, il grande giubileo della Regola bollata nel 2023.
Come ho già suggerito sopra, queste celebrazioni sono sempre un’opportunità per illuminarci e per rinfrescare la grazia dei principali eventi della storia e della spiritualità francescana. Inoltre, occasione per approfondire la riflessione delle tematiche connesse alla nostra spiritualità e così rinnovare la nostra “vocazione ed elezione” e l’identità carismatica della famiglia.

Il “posto reale” dell’identità carismatica
Ho sempre fatto la scelta di considerare il movimento francescano delle origini non solo come un movimento suscitato dallo Spirito Santo (certamente lo è!), ma anche come uno dei movimenti laicali medievali, nati da una effervescenza socioculturale di cambiamento, apertura, novità. Un movimento, dunque, ispirato, ma anche “spinto” da una situazione storica particolare (lo sgretolarsi del sistema feudale) e simultaneamente indirizzato come messaggio di novità a quella stessa società.
Il movimento che in San Francesco ha il suo inizio, e che lui stesso metterà sotto il discernimento ecclesiale, è una vera fraternitas; non “inizialmente un Ordo né una Religio”[1]. Infatti, alla fine della sua vita il Poverello “vuole ribadire uno stile più vicino alle realtà comunali che a quelle feudali, ad una prospettiva di tipo circolare e comunitaria piuttosto che verticale e gerarchica. Soprattutto egli vuole che non si perda la memoria di quegli inizi e dell’intuizione che li sosteneva, che trovava ben espressa nella parola fraternitas”[2]. 
Sostengo che la “fraternitas” originata da San Francesco non può essere considerata come la creazione di una istituzione religiosa simile alla fondazione delle moderne congregazioni religiose.
La fraternitas delle origini nasce come uno stile di vivere, di credere, di lavorare, di ‘porsi nei confronti del mondo, della creazione, dei potenti, dei semplici, della Chiesa’. Questo stile non è altro che il Vangelo del Signore Gesù. Mi piace pensare dunque alla fraternitas, come un messaggio di Dio composto con l’aria fresca del linguaggio evangelico; un messaggio rivolto al mondo.
Certamente, quella fraternitas è subito diventata un Ordo o, meglio, una Religio (con una nuova Regola, diversa di tutte quelle già conosciute). Comunque nella ‘nuova realtà’ di essere stati annoverati tra le istituzioni ecclesiali della vita consacrata, il volere del Santo d’Assisi rimane vivo: la memoria delle origini non dovrà andare mai persa! Il carisma va permanentemente rinnovato e curato.
Nessuno dubita, in verità, dalla bontà del nostro carisma, tessuto sulla base della fraternità minoritica. Ma, è ben noto che lungo la storia tantissimi condizionamenti hanno cercato -e cercano ancora- di ingabbiarlo o male-interpretarlo. Lo stile monastico e quello dei canonici regolari; le concezioni gerarchiche tipiche del clero; il materialismo, il razionalismo, il mercantilismo; le interpretazioni apocalittiche, i rigorismi esacerbati, i movimenti eretici; il potere temporale, gli interessi politici; perfino, nei nostri giorni, le interpretazioni di taglio solo pastorale come la ‘parrocchializzazione’ della vita, o la riduzione dettata dal servizio ministeriale compiuto a modo di semplici funzionari, o addirittura come una specie di esibizionismo religioso.  L’elenco potrebbe essere più completo, ma la mia riflessione (come sempre, non di carattere scientifico, ma intuitivo) vuole soltanto invitarvi a non smettere mai di ‘purificare’ il vissuto quotidiano, nella ricerca di una sempre maggiore purezza carismatica in tutto quello che siamo, viviamo o facciamo.
Invito ogni confratello e ogni comunità, a identificare il ‘posto reale’ che il nostro carisma ha nella vita, negli atteggiamenti, nelle opere, nelle metodologie, nelle istituzioni che sono sotto la nostra responsabilità. Sono i principi carismatici il nostro ‘centro affettivo’ e il nostro ‘motore’ etico?

Un impegno fraterno verso il mondo
Nelle nostre Costituzioni risultano assai evidenti i tratti caratteristici dello stile conventuale, che sottolineano prevalentemente lo stile fraterno-minoritico del nostro tenore di vita. Questi riferimenti non hanno uno scopo pragmatico (cioè, la fraternità intesa come ‘un semplice vivere in comunità’, o come una possibilità di eseguire meglio i vari servizi ministeriali), ma come elemento costitutivo, cioè, essenziale e trasversale, oltre che come elemento teologico, e cioè, ‘specchio’ della dinamica intra-trinitaria.
Il Vangelo di Gesù Cristo è il nostro progetto di vita e missione. Progetto che si svolge in comunione fraterna, in minorità, in penitenza, in conversione, in fedeltà alla Santa Chiesa e in consacrazione totale secondo i consigli evangelici.
Vangelo e fraternità sono il nostro stile di vita e missione. Come dicevamo nel PSO (Parte 2, “Per diventare fraternità”): “Sogniamo – ma forse è più concreto dirci: chiediamo – una fraternità di frati minori conventuali che rappresenti, nel miglior modo possibile, nelle diverse latitudini e longitudini delle nostre presenze, lo stile evangelico a partire da come vive la fraternità, utilizzando tutti gli strumenti che ne favoriscono la crescita … la fraternità missionaria, è il nostro volto più bello”.
Da questo si evince che la missione secondo lo stile conventuale non corrisponde ad una semplice sommatoria di impegni di evangelizzazione, ma ad un impegno fraterno verso il mondo; all’impegno di ‘offrire fraternità’ e ‘offrirsi in fraternità’ mentre si annuncia il Vangelo. Vangelo annunciato non in ‘qualsiasi’ modo ma come fraternità missionaria, ma in modo fraterno e minore, e cioè, in modo evangelico. Non si tratta solo di vivere in fraternità e ‘offrire’ nel frattempo qualcosa al mondo, ma di offrire la ‘fraternità’ al mondo mentre -sempre in comunità, ci ‘consegniamo’ nei nostri servizi ministeriali e lavorativi.
Rivolgo la mia domanda a ognuno di voi, confratelli: sorgono le nostre attività dalla fraternità? Sono le nostre attività specchio, messaggio e ‘contenuto’ di una vera fraternità minoritica?

Capaci di generare cultura
Fraternità, amore totale a Dio, missione, minorità e pace, sono alcune delle caratteristiche con le quali il sensus popolare identifica i francescani. In realtà il popolo non sbaglia. L’immaginario ‘francescano’ è entrato fortemente nella cultura popolare, forse per il fatto che sin dagli inizi, i frati avevano ricevuto il mandato missionario di andare in mezzo al mondo. Ma San Francesco, non solo li invia in missione con un messaggio o una predica, ma con uno stile, con un modus assai pregnante: la testimonianza evangelica.
Infatti, lo ‘stile’ con cui la totalità dei frati doveva andare per il mondo non è un elemento secondario. Dovevano presentarsi in modo semplice, minore, pacifico, sottomesso, rispettoso, discreto, puro, benedicente. Il metodo era anche il contenuto, il contenuto era il modo evangelico, lo stile del Signore Gesù.
Ma l’intenzione di fratello Francesco non era soltanto quello di “mostrare” questo stile minoritico, ma anche di ‘consegnarlo’ come buona novella al mondo. La sua intenzionalità e le sue aspettative, erano certamente quelle di produrre un cambiamento nelle persone e nei sistemi sociali dominanti. Tutto questo non per imposizione ma attraverso la testimonianza, il proprio esempio, il gesto opportuno e infine la predicazione.
Possiamo affermare con i francescanisti, che allora (agli inizi della storia francescana) e anche oggi “l’inserimento nel mondo implica da parte dei frati lo sforzo permanente di creatività per offrire risposte nuove e adattate alle cambianti realtà” … e che “in questo andare per il mondo, ciò che conta non è la quantità delle funzioni che adempiono, ma la qualità evangelica della loro forma di essere[3].
La qualità evangelica, infine, non ha lo scopo di parlare di sé stessi, ma di parlare agli altri, di generare cultura evangelica nella società, e certamente nella Chiesa. La qualità evangelica implica una previa convinzione di vita e vocazione, ma allo stesso tempo un’intenzionalità: l’andare “verso” per annunciare al mondo che è possibile vivere da credenti, da fratelli, da profondamente umani (come specchio dell’umanità di Dio, mostrata nel Gesù del Vangelo). Quest’intenzionalità ha lo scopo di generale cultura evangelica.
Un’ultima domanda, quindi va formulata: ci sentiamo capaci di generare cultura fraterna (evangelica) attorno a noi, ai nostri Conventi, alle nostre opere e servizi di apostolato?

Saluto finale
Carissimi confratelli, con questi due inviti-messaggi “Fraterni verso il mondo” e “Capaci di generare cultura fraterna” voglio salutarvi in questa nuova solennità di San Francesco d’Assisi, augurandovi la gioia di appartenere alla famiglia conventuale e alla grande famiglia francescana; famiglia chiamata a rinnovarsi sempre in qualità di vita e missione.

Vi auguro ogni Bene!

e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio
Gv 15,27

Fra Carlos A. TROVARELLI
Ministro generale


[2] VAIANI, La fraternitas, p. 107.
[1] Cf. C. VAIANI, La fraternitas nella Regola, in A. CZORTEK, (a cura di), Un testo identitario. Metodo e temi di lettura della Regola di Francesco d’Assisi (Convivium Assisiense – Itinera Franciscana 5), Cittadella Editrice, Assisi 2013, pp. 103-140.
[3] F. URIBE, Preghiera, dominio di sé e itineranza, in P. MARANESI – F. ACCROCCA, (a cura di), La Regola di Frate Francesco. Eredità e sfida (Franciscalia, 1), Editrici Francescane, Padova 2012, p. 330.