Nel suo libro “Greccio e i frutti della notte oscura di San Francesco” (Messaggero Padova) disponibile in italiano e polacco, Fra Zdzisław Józef KIJAS analizza l’esperienza del primo presepe in chiave esistenziale e spirituale. Il libro ha la prefazione di Papa Francesco e il prologo del Ministro generale Fra Carlos A. TROVARELLI.

È un libro sui generis. Sono già state scritte numerose interpretazioni della rievocazione della natività di Cristo realizzata a Greccio nel 1223 da San Francesco e ne compaiono continuamente di nuove. Valeva la pena scriverne un’altra? C’è ancora qualcosa in tale rievocazione che non sia stato affrontato o che lo sia stato in modo incompleto? Che chiave utilizzare per capire meglio il mistero che essa cela? Come descrivere con maggior profondità la situazione spirituale ed esistenziale di Francesco? A 800 anni dal primo presepe, l’autore interpreta quell’esperienza come il momento in cui Francesco d’Assisi supera la sua crisi interiore, così come può essere per chiunque incontri Dio nell’umanità di Gesù.
Il titolo si regge sulla metafora della “notte oscura” per scrutare meglio e in profondità nell’animo di Francesco, nel momento in cui rivive la nascita di Gesù a Greccio, ma va anche alla ricerca di altre sue “notti oscure”, come quando rivoluzionò la sua vita lasciando suo padre per farsi servo di Dio. Le due notti dell’anima dell’assisiate, poco indagate dai biografi di Francesco, sono secondo l’autore «la chiave stessa per afferrare ciò che in lui è più essenziale».

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