Visita ad un villaggio liberato dall’occupazione russa 

Dal 2 al 4 Agosto 2023, il Custode provinciale di Santa Croce in Ucraina Fra Stanisław KAWA si è recato con aiuti alimentari, nel villaggio di Dovheńke nella regione di Charkiv, nel nord-est del paese. Il villaggio si trova a più di 1.300 km dal confine con la Polonia, mentre la distanza dal confine russo è di soli 60 km.

Il trasporto degli aiuti è stato diviso in due fasi. Una parte della merce, come prodotti per la pulizia, sacchi a pelo e un generatore, sono stati portati dal Convento di Leopoli, mentre i generi alimentari sono stati acquistati a Kremenchuk, dove si trovano i nostri confratelli che da diversi anni gestiscono una mensa per i senzatetto e distribuiscono quotidianamente cibo agli abitanti poveri della città.
Nelle prime ore del mattino del 3 Agosto 2023, il Custode ha viaggiato con un carico di aiuti umanitari verso la zona di Izjum. Il viaggio, contrariamente ai timori precedenti, è andato senza grossi problemi. Solo poche volte è stato necessario cercare deviazioni a causa di una strada chiusa dai militari o di un ponte distrutto. Ai posti di blocco militari, la cortesia e la gentilezza dei soldati sono state evidenti durante il controllo dei documenti e delle merci trasportate.
Prima della guerra, il villaggio di Dovheńke era abitato da circa 800 persone. C’era una scuola elementare e decine di case. All’inizio della guerra, quasi tutti gli abitanti hanno lasciato il villaggio. Sono rimaste solo due donne, sopravvissute all’occupazione dell’esercito russo durata un anno. Durante questo periodo, i combattimenti e i lanci di razzi sono durati cinque mesi.
Durante l’occupazione, tutti gli edifici sono stati prima saccheggiati e poi distrutti. Alcuni edifici, automobili e attrezzature agricole che non potevano essere portati via sono stati bruciati.
Il villaggio è ora isolato dalle forniture di elettricità e gas; l’acqua dei pozzi è stata contaminata e non è potabile. I terreni agricoli sono stati minati dall’esercito russo in ritirata. Ci sono anche molti ordigni inesplosi ed altri pericoli intorno alle case. Vi si trovano, non solo mine antiuomo ma anche mine anticarro, oltre a vari tipi di funi o ganci a cui sono attaccati granate o altri esplosivi.
Dopo il periodo di occupazione, 12 uomini di età compresa tra i 30 e i 60 anni sono tornati al villaggio. Sminano i loro campi e ricostruiscono le case. A causa dello sminamento volontario dell’area, due uomini sono già morti. Le persone attualmente presenti vivono grazie agli aiuti umanitari. Grazie al coinvolgimento dei volontari, l’acqua potabile viene portata al villaggio una volta alla settimana dalle unità dei vigili del fuoco.
All’ingresso del villaggio di Dovheńke c’è un manifesto su cui i residenti hanno apposto una scritta: “Il villaggio di Dovheńke. Tutti hanno il sogno di tornare a casa. Purtroppo il villaggio è completamente distrutto. Per favore, aiutateci a ricostruirlo”.
Il paesaggio della guerra è caratterizzato da cime di alberi abbattuti, case in rovina, tetti danneggiati, ponti e strade distrutti e crateri prodotti dalle bombe. Intorno alle strade e nei campi si possono vedere relitti bruciati di auto e attrezzature militari. A questo paesaggio si aggiunge l’odore di bruciato che si respira ancora nell’aria, nonostante il passare del tempo. In alcuni luoghi, lo sgradevole odore si mescola a quello delle erbe e dei prati cresciuti su campi che non sono stati coltivati per due anni. L’odore di guerra è simile a quello di una vecchia stufa o di un vecchio caminetto, in cui ciò che non è bruciato marcisce e fuoriesce liquido arrugginito. Le aree del dopoguerra hanno una vista molto deprimente.
Prima della guerra, il villaggio era tipicamente agricolo: gli abitanti coltivavano la terra, allevavano animali e curavano gli orti. Oggi la terra giace incolta perché coltivandola si rischia la morte. Inoltre, i bordi delle strade sono minati e quindi è meglio non lasciare la strada o allontanarsi dall’auto o dagli edifici. È pericoloso anche raccogliere legna da ardere tra i cespugli, come indicano i cartelli vicino agli edifici.
Di tanto in tanto, la popolazione locale riceve sostegno finanziario dalle organizzazioni internazionali. Qualcuno ha ricevuto 2.000 UAH (50 euro), qualcun altro 4 lastre di eternit per coprire un’intera casa. Pochi mesi dopo la liberazione, c’è solo una casa nel villaggio che ha un tetto ricoperto in lamina blu.
Sebbene gli abitanti abbiano una sorta di rifugio nelle località vicine, tutti, nonostante il pericolo che li minaccia, sognano di tornare alle loro case. Quelli che sono riusciti a ritornare sono ben organizzati e pieni di entusiasmo.
Il viaggio con aiuti umanitari alle popolazioni delle zone liberate dall’occupazione, è stato possibile grazie al sostegno finanziario dei francescani e dei benefattori provenienti da vari angoli del mondo. Poiché abbiamo ricevuto molto, abbiamo qualcosa da dare ai bisognosi e ai feriti dalla guerra.
Naturalmente, questo non è stato l’unico viaggio dentro questa situazione, poiché in precedenza abbiamo consegnato aiuti umanitari da Leopoli a Boryspil, Mats’kivtsi e Kremenchuk, e da lì sono stati distribuiti in altre località dai volontari e dai frati.
Nonostante il viaggio verso est sia stato molto pericoloso, perché nelle zone di confine le sirene di allarme non sono in grado di avvisare in anticipo l’eventuale minaccia, tutto è andato senza problemi. È stato un periodo buono e fruttuoso. Il Custode è soddisfatto di aver visto con i propri occhi come appare la vita della gente nelle zone liberate e sta già programmando il prossimo viaggio.

Fra Stanisław PĘKALA Segretario custodiale