Dopo due secoli si torna a celebrare il Natale nell’antica chiesa del nostro Ordine a Parma. San Francesco del Prato, dopo essere stata carcere per quasi due secoli, è stata restaurata, restituita al culto, alla città e ai francescani.
Tre mesi fa, nel giorno anniversario dell’incontro di Francesco d’Assisi con “sorella morte”, Domenica 3 Ottobre 2021, il Vescovo di Parma, Mons. Enrico SOLMI, ha consacrato nuovamente a Dio nel nome del serafico Padre l’antica chiesa di San Francesco del Prato.
Le origini
Questo luogo ha una storia lunga e complessa. La presenza minoritica giunge a Parma probabilmente quando S. Francesco è ancora vivo. Già dai tempi di Fra Elia da Cortona, il Convento parmigiano si trova presso il grande “prato regio” o “di Sant’Ercolano”, esterno alle mura cittadine di epoca tardoantica. La famosa Cronica di Fra Salimbene DE ADAM (1221-1288), rende conto della forte connessione tra Parma e le prime generazioni francescane. La città si dimostra sensibile alla novitas evangelica e dona non poche vocazioni all’Ordo Minorum: tra gli altri, Fra Giovanni BURALLI (1208-1289), sesto Ministro generale e poi Beato. D’altra parte la popolazione riceve molto. La fraternità e la predicazione delle origini incidono a livello religioso, culturale e sociale: per esempio la Magna Devocio dell’Alleluja, predicata da Fra Gherardo BOCCABADATI da Modena (1200 ca.-1257), favorisce una pacificazione spirituale e politica.
Lo sviluppo
Non sappiamo con certezza quando la grande chiesa di San Francesco del Prato sia stata edificata, ma certamente la solida alleanza tra i francescani e la gente di Parma sta alla base di un così grande sforzo costruttivo. La grande chiesa gotica sfiora le dimensioni della vicina Cattedrale romanica, lunga oltre 70 metri. L’impianto basilicale, senza transetto, poggia solo su due file di quattro colonne. La sottigliezza delle pareti e l’ampiezza degli archi gotici mette in dialogo le tre navate con grande leggerezza. Come tante chiese mendicanti, pensate e vissute soprattutto per la predicazione, è percepibile quasi come un’aula unica.
La semplicità delle linee è resa con grande essenzialità di materiali: la struttura in laterizio è ingentilita da un semplice intonaco bianco, sottolineato da ghiere rosso mattone. Capriate in rovere coprono le navate. Solo le tre absidi a est sono arricchite da volte a ombrello. Tutto fa pensare che la struttura primitiva seguisse alla lettera le indicazioni del Capitolo generale di Narbona del 1260 per la costruzione delle nostre chiese.
Quello di Parma diventa un Convento di rilievo nell’Italia settentrionale: dal XV secolo è Studium Generale dell’Ordine. Rimane nell’alveo della tradizione conventuale anche dopo la divisione del 1517 e l’arrivo in città delle riforme di osservanti, scalzi e cappuccini. La struttura conventuale si amplia fino al sei-settecentesco.
La soppressione
Il Convento viene definitivamente perso nel 1810: le leggi napoleoniche di soppressione portano all’espulsione definitiva dei frati e all’incameramento dei loro beni. Il Convento viene trasformato in carcere, come accaduto a molti altri Conventi e Monasteri in Europa. Caso più unico che raro, qui con lavori imponenti anche la chiesa è coinvolta nella trasformazione ad uso penitenziario.
Il “Carcere di San Francesco” costringe tra le sue mura centinaia di detenuti per quasi due secoli, tra le alterne vicende di Parma e d’Italia. Anche due figure di santità operano al suo interno la Beata Anna Maria ADORNI (1805-1893), e il Venerabile Fra Lino MAUPAS, OFM (1866-1924), operano con grande amore a favore di poveri e carcerati/e tra il XIX e il XX secolo.
Il recupero
I Frati Minori Conventuali, tornati a Parma nel 1970, lavorano come cappellani del Carcere per quasi cinquant’anni e operano a lungo per recuperare la grande chiesa. Il trasferimento del Carcere nella nuova sede fuori città nel 1992 apre nuove speranze, ma da avvio ad un periodo di difficoltà e traversie. Quello di ristrutturare San Francesco resta solo un sogno per lungo tempo.
Finalmente l’accordo tra la proprietà – il Demanio dello Stato – e i nuovi concessionari di varie porzioni del complesso di San Francesco – l’Università di Parma e la Diocesi di Parma – pone le basi per la riqualificazione di questo settore del centro cittadino. Grazie all’opera di un apposito Comitato – con rappresentanti di istituzioni, mondo produttivo e cittadini – la Diocesi dà inizio al recupero architettonico e funzionale della grande chiesa di San Francesco del Prato nel Settembre 2018.
La dedicazione
Dopo 700 giorni di lavoro di cantiere, lo scorso 3 Ottobre, il Vescovo Enrico SOLMI, attorniato da molti frati della Provincia Italiana di Sant’Antonio di Padova (Italia Nord), tra cui Mons. Agostino GARDIN e il Ministro provinciale Fra Roberto BRANDINELLI, compie il rito di dedicazione in una celebrazione solenne, gioiosa e partecipatissima. San Francesco del Prato ritorna ad essere chiesa viene e viene affidata ai Frati Minori Conventuali, che da sei anni sono incaricati della pastorale universitaria in Diocesi. All’indomani della consacrazione, il 4 Ottobre, la chiesa ospita un singolare atto accademico: l’Università di Parma conferisce al Presidente della Repubblica italiana Sergio MATTARELLA, la Laurea magistrale honoris causa in Relazioni internazionali ed europee. Nel giorno del Patrono d’Italia, lo stesso Presidente indica la strada per sviluppare un diritto comune europeo in materia universitaria. Questo luogo torna a rimettere in dialogo vita spirituale, fraterna e accademica, analogamente a quanto avveniva con lo Studium teologico francescano dal XV secolo.
Nel corso dei tre anni di lavori il Vescovo di Parma ha deciso di celebrare i Secondi Vespri del Natale non in Cattedrale, ma nel cantiere di San Francesco del Prato: 2018-2019-2020. Quest’anno per la prima volta si è potuto vivere pienamente il Santo Natale, celebrando l’Eucaristia in questa festa così importante per la tradizione francescana.
Fra Francesco RAVAIOLI Guardiano