11. La missione nella Regola

Il rinnovamento della vita apostolica, a cui Francesco e i suoi frati hanno contribuito coinvolgendosi nelle attività pastorali di tutta la Chiesa, ha raggiunto sia i cristiani che gli infedeli. Tale rinnovamento ha attraversato il mondo di allora ed è proseguito anche nel tempo, dando al volto della Chiesa un nuovo dinamismo, cioè un nuovo zelo missionario. Già la Regola stessa, contenente lo stile di vita francescano, è stata una novità peculiare in quel tempo, tra l’altro, per il suo riferimento ai frati che volevano andare lontano dalla propria terra di origine, per mostrare l’amore di Cristo ai pagani (cf. Regola non bollata XVI FF 42-5, Regola bollata XII FF 107-9). Grazie a questo approccio, l’apertura dei francescani al mondo di allora, con il tempo, si è diffuso in ambienti sempre più ampi, passando oltre il proprio paese, in Europa, includendo i popoli dell’Est europeo o del Nord Africa. Il campo dell’attività missionaria non era limitato. I primi frati che erano pronti al martirio, chiamandosi discepoli di Francesco, professavano di essere stati inviati in tutto il mondo, non solo ai cristiani ma anche ai saraceni e agli ebrei.
Secondo San Francesco, il servizio missionario include tutti coloro che si trovano al di fuori del cristianesimo. Ciò è confermato dalle parole della prima e della seconda Regola: “Dice il Signore: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi». Perciò qualsiasi frate che vorrà andare tra i Saraceni e altri infedeli, vada con il permesso del suo ministro e servo” (Regola non bollata XVI 1-3 FF42). “Quei frati che, per divina ispirazione, vorranno andare tra i Saraceni e tra gli altri infedeli, ne chiedano il permesso ai loro ministri provinciali. I ministri poi non concedano a nessuno il permesso di andarvi se non a quelli che riterranno idonei ad essere mandati” (Regola bollata XII 1-2 FF 107). Sì, è necessario il consenso dei superiori, ma ciò che è particolarmente sottolineato in questo caso è il desiderio del frate, nato per ispirazione di Dio, di diventare missionario. Il ruolo del Ministro non è quello di fare un esame di preparazione, ma piuttosto quello di determinare se il richiedente è adatto e guidato dalla chiamata di Dio. In questo contesto, Francesco avverte i Ministri di non opporsi all’ispirazione di Dio e di confermarla permettendo ai frati di andare dagli infedeli. Questo ammonimento è giustificato nella misura in cui la vocazione missionaria è vista come un dono che Dio stesso ci invita ad accettare.

Fra Dariusz MAZUREK Delegato generale per l’animazione missionaria

Sulla base di:

Di Fonzo W., Odoardi J., Pompei A., Bracia Mniejsi Konwentualni. Historia i Życie (1209-1976), Niepokalanów 1988.
Esser K., Temas espirituales, Oñate (Guipúzcoa) 1980.
Garrido J., La forma de vida franciscana, ayer y hoy, Oñate (Guipúzcoa) 1993.
Hardick L., Terschlüsen J., Esser K., Franciszkańska Reguła życia, Niepokalanów 1988.
Iriarte de Aspurz L., Vocación franciscana, Valencia 1975.
Mazurek D., Św. Franciszek z Asyżu a misje wśród niewiernych, w: W Nurcie Franciszkańskim 8 (1999) 109-119.
Uribe Escobar F., La vida religiosa según San Francisco de Asís, Oñate (Guipúzcoa) 1982.
Wiśniowski G., Działalność misyjna Zakonu Braci Mniejszych, [b.m. i r.wyd.; druk powiel.].

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