Prot N. 0464/2021
Roma, 01 Maggio 2021

Fra Damian-Gheorghe PĂTRAŞCU e Fraternità Provinciale
Provincia San Giuseppe Sposo della BVM in Romania

 Lettera celebrativa

in occasione del 125° anno dalla fondazione della Provincia di San Giuseppe Sposo della B.V.M in Romania, a partire dal decreto della Congregazione de Propaganda Fide del 26 Luglio 1895

Carissimi,

                con gioia e grande riconoscenza, rivolgo a tutti voi queste linee, per celebrare il 125° anno dalla fondazione della “Provincia San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria”, e onorare la storia del nostro Ordine nell’attuale Romania, terra di culture millenarie; nazione di un ricchissimo patrimonio umano, spirituale e religioso.

                Come i monti Carpazi attraversano pressoché tutto il territorio nazionale, così l’identità religiosa dei romeni percorre il tempo e lo spazio. Tale sensibilità religiosa si fece “accoglienza” nei confronti di alcuni dei missionari francescani già nella prima ora, ovvero già durante il tredicesimo secolo; missionari impegnati nell’evangelizzazione dell’allora Moldavia-Cumania, al nord della Valacchia e altre zone dell’Europa danubiana.

                Terra storicamente martoriata da vicende di ogni tipo, la Romania ha conosciuto comunque tempi di pace e di fioritura. L’aspetto travagliato della storia sociale, civile e religiosa, lontano da indebolire la vostra popolazione, riuscì a generare persone di profonda fede, particolare carattere e notoria fortezza spirituale. Tutte cose che conformano l’attuale identità.

                L’anno scorso (2020) è cominciato il giubileo celebrativo dell’ultima grande tappa di quella storia, ovvero i 125 anni della (“nuova”) Provincia. Allego una breve descrizione elaborata da Fra Francisc-Lucian Ghervase, sull’attività intrapresa dai francescani in questa zona fino agli ultimi tempi.

                Non è, infatti, nelle mie possibilità approfondire la descrizione di tale ricchissima attività svolta dai nostri Frati Minori Conventuali. Invece, desidero riferirmi alla loro testimonianza di fortezza e santità, vissuta, perfino (o specialmente!), nei tempi di persecuzione e ogni sorta di avversità, che obbligarono i confratelli al nascondimento, alla solitudine, alla sofferenza. Il mio ossequio a questi confratelli, che non solo malgrado ma piuttosto nella sofferenza, hanno trasmesso la fede alle nuove generazioni e hanno permesso che si facesse possibile un’ulteriore ri-fondazione (se così possiamo dire) della vostra Provincia negli ultimi decenni.

                L’Ordine scopre e apprezza i tantissimi frutti di santità sorti tra i vostri frati, e altri non meno importanti, maturati attorno alle nostre presenze. Ne è esempio chiaro la recente Beatificazione (2018) della martire Veronica Antal.

                È sotto lo sguardo di tutto l’Ordine la grande “prole” che Dio ha voluto donarci nell’ultima fioritura vocazionale della Provincia romena. Infatti, i vostri frati sono presenti pressoché in tutto il mondo. Così, in un modo tutto particolare, la fraternità provinciale compie un importantissimo ruolo missionario e offre confratelli per diversi servizi di responsabilità. Inoltre, una maturità manifestata è l’impegno della Provincia verso la Custodia di Oriente. Sono sicuro che la Provincia vorrà ancora approfondire ed arricchire in diversi modi questo suo servizio missionario all’Ordine e alla Chiesa tutta.

                L’anniversario dei 125 anni di vita della Provincia, oltre a guardare con gratitudine il passato recente, è occasione per contemplare il presente spaziando verso il futuro. La fede, la testimonianza e la valorosa apostolicità – martirio incluso! – vissute da tanti frati in contesti non sempre favorevoli o nella scomoda posizione delle minoranze, sono le basi che renderanno possibile, – come una memoria feconda -, avanzare con speranza negli anni che verranno.

                Oltre all’atteggiamento di gratitudine a Dio e ai confratelli, il presente anniversario provinciale è pure motivo opportuno per realizzare un iter di verifica, nella scia del nostro bellissimo carisma, identificando gli aspetti che meritano di essere rinnovati, cambiati o semplicemente potenziati. Sono fiducioso nei confronti della Provincia tutta perché questo processo di rinnovamento e perfezionamento possa essere realizzato.

                Secondo quanto riesco a capire, il tempo che viviamo presenta alla Romania, – assieme a tutta l’Europa e al nostro modello occidentale in generale -, nuove ed impensate sfide, tra le quali, il notevole e crescente fenomeno della secolarizzazione, l’egemonia dell’immediato e del comfort, la dittatura globale dei nuovi social media, ecc. Si tratta di un cambiamento culturale associato al rapido processo di modernizzazione della società che chiamiamo “progresso”, ma che non sempre viene accompagnato da un parallelo processo di umanizzazione.

                Certamente, non giova un atteggiamento che pretenda “demonizzare” le caratteristiche del momento culturale odierno, anche se ci appare allontanarsi così in fretta dai solidi punti di riferimento umanistici e religiosi del passato anche recente. Ritengo che l’atteggiamento profetico per la Romania sia, piuttosto, il conoscere e riconoscere in questo “presente” le sfide e le possibilità perché la fraternità provinciale possa immaginare con creatività il futuro prossimo, e, in questo modo, fiduciosa nello Spirito Santo, trovare delle opportune risposte e proposte.

                La chiamata del Signore, quindi, è cogliere le sfide e rispondervi con la stessa fortezza e la stessa fede che i predecessori hanno dimostrato e vissuto con tanta passione. Sono sicuro che voi, confratelli della Provincia “San Giuseppe”, avendo ormai acquistato grande esperienza nazionale e inter-culturale insieme ad una congrua preparazione umana e accademica, sarete in grado di rispondere all’altezza delle circostanze. In questo “anno di San Giuseppe”, presento alla protezione del vostro Patrono ognuno di voi, le vostre comunità, i vostri progetti, la vostra vita con i vostri sogni.

                Ringrazio ancora Dio per la vostra Provincia e per quanto offrite al nostro Ordine, e invoco su tutti voi la benedizione del Signore secondo S. Francesco.

+ Il Signore vi benedica e vi protegga
+ Faccia risplendere il suo Volto su di voi e vi doni la sua misericordia
+ Rivolta su di voi il suo sguardo e vi doni la Pace
+ Vi benedica il Signore, Padre, Figlio e Spirito Santo.

                                                                               Fra Carlos Alberto TROVARELLI
Ministro generale

______________________

Fra Damian-Gheorghe PĂTRAŞCU
Curia provincială, (Mănăstirea franciscană)
Str. Arcadie Şeptilici 1/A; 600243 – BACĂU, România

 

ALLEGATO

La presenza dei Frati Minori Conventuali in Romania
Fra Francisc-Lucian GHERVASE
Romania

                 L’attività intrapresa e condotta dai francescani ad Est dei Carpazi già dal 1239 risulta poco conosciuta e nella letteratura viene presentata spesso attraverso linee molto generali, lasciando l’interessato a volte senza risposte chiare.

                Le entità francescane più vicine alla Moldavia-Cumania di allora, erano state organizzate in province nel Capitolo generale del 1239. Da quell’anno i conventi ungheresi divennero una provincia autonoma sotto l’obbedienza del proprio Ministro provinciale. Pure i conventi di Polonia sparsi a nord dei Carpazi cominciarono, insieme con i conventi di Boemia, un nuovo periodo della loro esistenza sotto un unico Ministro provinciale con sede a Praga.

                Il primo documento scritto che attesta la presenza dei francescani sul territorio della Moldavia è una richiesta del papa Gregorio IX indirizzata ai domenicani e ai francescani, nell’anno 1238, nella quale il Papa sollecitava questi di predicare una crociata contro lo zar Ioniţa Asan II, che regnava sopra il principato Romeno – Bulgaro. Questi perseguitava i cristiani di rito latino. Si può dedurre in questo modo che i francescani siano arrivati nella Moldavia con l’esercito del re di Ungheria Bela IV.

                Nei documenti papali, per la prima volta esplicitamente venne nominata la Cumania nell’anno 1239, quando papa Gregorio IX, con la sua lettera dell’11 giugno 1239, Cum hora undecima, inviava, con tanti privilegi e facoltà, una schiera di francescani in terras Saracenorum, Peganorum, Graecorum, Bulgarorum, Cumanorum, aliorumque infidelium.

                Un altro documento che parla della presenza dei frati francescani nella Cumania e nel nord della Valacchia e una lettera del re di Ungheria, Bela IV, indirizzata al re Konrad IV di Germania, nella quale gli fa conoscere i disastri provocati dai Tartari, menzionando anche il massacro degli arcivescovi, vescovi, dei frati minori e dei domenicani di Ungheria, Bulgaria e Russia.

                Tuttavia non troviamo nessuna traccia dei frati, in quella regione, fino all’anno 1245, in cui il pontefice Innocenzo IV mandava un dotto minorita, nella persona di Giovanni del Carpine, come suo ambasciatore al Gran Khan dei Tartari. In vista delle situazioni instabili e difficoltà di vario genere in cui dovettero lavorare i mendicanti, e per renderne l’apostolato più efficace, nel 1252 Innocenzo IV fondò la celebre Società dei Frati Pellegrinanti per Gesù Cristo, istituita per percorrere dall’uno all’altro confine tutta la terra allora conosciuta. Essa fu composta dai domenicani e minori e disponeva di amplissimi privilegi della Santa Sede, indispensabili per una efficace evangelizzazione. La Moldavia fu riconosciuta regione missionaria soggetta alla Società dei Frati Pellegrinanti.

                Nell’anno 1622, il 14 Gennaio, Papa Gregorio XV, fondò la Congregazione De Propaganda Fide, che darà inizio alla sua prima missione il 25 aprile 1623, e sarà affidata ai Francescani Conventuali, con il titolo La Missione dei Frati Minori Conventuali in Moldova e Valacchia, per questo fatto la chiamò sua “primogenita”. Il primo francescano conventuale di cui si fa menzione negli “Acta S. Congr. de Prop. Fide” come missionario in Valacchia e Moldavia, è il dalmata Andrea Bogoslavich. Il primo Prefetto Apostolico della missione di Moldavia e Valacchia fu padre Gugliemo Foca da Perugia, vicario di Costantinopoli, che assunse questo incarico nel 1629.

                I Prefetti della Missione, tra 1623 e 1650 avevano la residenza a Costantinopoli, essendo anche Ministri provinciali di Oriente e Vicari Patriarcali Latini, e saranno presenti nella Missione a partire dall’anno 1650. Essi avevano fino al secolo XIX anche il titolo di Vicari apostolici e qualche volta di Vescovi e Visitatori apostolici.

                Il fatto di conoscere il paese grazia alle lunghe peregrinazioni fatte, rappresentava un grande vantaggio per i missionari inviati da Propaganda Fide. Forse non senza alcuna conseguenza sarà stata la varietà delle provincie da dove essi venivano e dove più tardi ritornavano. I missionari venivano da tutti i punti dell’Italia, dalla Lombardia fino alla Sicilia, ma specialmente dall’Umbria.

                I missionari italiani mandati dalla S. Congregazione miravano non solo ad assistere i cattolici ma anche ad acquistarsi altri fra gli “scismatici”. A questo scopo imparavano la lingua del paese in cui predicavano e talora scrivevano. Che i missionari tenessero prediche in moldavo non c’è dubbio, questa cosa essendo dimostrata dal grosso volume di Conciones latinae-muldavo del padre Silvestro d’Amelio.

                Lo studioso Ausilia riferiva che i missionari spiegavano nei giorni di festa prima della messa il vangelo corrente nella lingua moldava. A mezza messa tenevano poi prediche che naturalmente dovevano essere sempre in moldavo. Più tardi troviamo anche un decreto della Congregazione per cui, in seguito a un esame, si rimandavano indietro i missionari dichiarati non capaci, dopo sei mesi di permanenza nel paese, a impararne la lingua.

                Oltre alle attività pastorali svolte nelle parrocchie (prediche, catechesi), i missionari cercarono di alzare il livello della cultura moldava attraverso diversi scritti, non soltanto di ordine religioso ma anche civile; specialmente possiamo ricordare le grammatiche e i vocabolari e in modo particolare la loro implicazione nella formazione dei giovani attraverso fondazioni di scuole.

                I missionari, data la loro facilità nell’imparare la lingua romena, come abbiamo visto, poterono esser d’aiuto non soltanto alla vita della Chiesa locale attraverso le diverse attività pastorali e culturali svolte, ma anche nella vita sociale della Moldavia.

                La grande somiglianza della lingua romena coll’italiano, come abbiamo accennato, facilitava ai missionari la conoscenza del moldavo, cosi che in breve tempo erano capaci di parlarlo e di scriverlo.

                I missionari inviati dalla Sacra Congregazione nella Moldavia, oltre il fatto di assistere i cattolici, dovevano acquistarne altri fra gli ortodossi, e dovevano così imparare al più presto possibile la lingua del paese in cui predicavano. Possiamo trovare in questo modo alcune prediche scritte in moldavo, che ci son note da tante che forse saranno state tradotte o composte. Esse sono scritte con lettere latine e portano come titolo, l’una “Predica per le anime del Purgatorio, la quale si dice nel giorno dei morti e nella quarta domenica dopo la quaresima” e l’altra “Discorso sopra l’esaltazione della S. Croce a dì 14 settembre, detto a Șcheia”.

                Per il bisogno di essere intesi dai Moldavi o dai cattolici che non sapevano la lingua del paese, i missionari pensarono presto di far scrivere o tradurre in romeno i libri ecclesiastici di assoluta utilità, come il Catechismo, che ha avuto una grande importanza nella letteratura romena del XVI e XVII secolo.

                Tra i testi della letteratura religiosa con alfabeto latino troviamo anche la preghiera Padre nostro stampata a Frankfurt.

                Il Prefetto della Missione Francescana Conventuale di Moldova, Nicolaus Iosephus Camilli, fu nominato Visitatore apostolico per la Moldavia il 16 Settembre 1881, e il 4 Dicembre 1881 fu consacrato Vescovo con il titolo di Mosynopolis. Dopo la fondazione dell’arcivescovado di Bucharest da parte di Papa Leon XIII, il 27 Aprile 1883, con la bulla “Quae in christiani nominis incrementum”, verrà fondata anche il vescovado di   Iași, il 27 Giugno 1884, e fu nominato come titolare il francescano conventuale Nicolau Iosephus Camilli.

                Il 2 Luglio 1895, il missionario francescano conventuale Daniel Pietrobono, Vicario generale, convocò a Bacău tutti i missionari francescani della zona per decidere insieme la fondazione di una provincia religiosa in Moldavia, e il Vescovo francescano di Iaşi, Dominic Jaquet, chiese alla Congregazione De Propaganda Fide la fondazione di una Provincia religiosa regolare. La Sacra Congregazione, il 26 Luglio 1895, decise la fondazione della Provincia “S. Giuseppe – sposo della Beata Vergine Maria”, dei Frati Francescani Minori Conventuali di Moldavia, avendo come primo Ministro provinciale P. Daniele Pietrobono (1895-1899).

                Nello stesso tempo, fu stipulata la divisione della Provincia in 4 Custodie con 10 Parrochie, insieme alle Chiese filiale: Bacău (Prăjeşti, Bacău, Fărăoani, Luizi-Călugăra), Galaţi (Galaţi, Huşi), Săbăoani (Săbăoani, Adjudeni, Hălăuceşti) e Trotuş (Târgu-Trotuş).

                Nella Romania moderna, fino al 1928, non esistevano delle disposizioni speciali per regolamentare la situazione giuridica degli Ordini religiosi. La prima legge che prese in considerazione lo statuto giuridico degli Ordini religiosi fu la Legge religiosa nell’anno 1928, art. 36, che più avanti attraverso l’art. 17, della Legge per la ratifica del Concordato tra lo Stato Romeno e la Santa Sede (12 Giugno 1929), lo Stato riconoscerà la personalità giuridica degli Ordini e Congregazioni religiose cattoliche, soltanto se i suoi membri erano romeni e il loro Superiore abitava nel paese.

                Il Ministero della Legge religiosa, il 17 Maggio 1941, emise il seguente atto giuridico in base al quale veniva riconosciuta la personalità giuridica della Provincia “S. Giuseppe”: “Si certifica, che l’Ordine dei Frati Minori Conventuali (Provincia S. Giuseppe) è iscritta nel registro delle persone giuridiche degli Ordini religiosi del paese in base all’art. 36 della Legge religiosa”.

                Con il Decreto-Legge nr. 176 del 3 Agosto 1948, gli Ordini  religiosi della Romania, compresa la Provincia “S. Giuseppe” dei Frati Minori Conventuali di Moldavia, furono sospesi, e molti dei suoi membri arrestati e condannati per anni in carcere di cui ricordiamo alcuni di loro: fra Petru Albert, fra Ștefan Apostol, fra Anton Bișoc, fra Eugen Blăjuț Sr, fra Iosif Budău, fra Ioan Butnaru, fra Iosif Celante, fra Iosif Chelaru, fra Gheorghe Coceanga, fra Anton Dămoc, fra Francisc Dămoc, fra Petru Dâncă, fra Anton Demeter, fra Alois Donea, ep. Ioan Duma, fra Gheorghe Dumitraș, fra Iosif Duman, fra Gheorghe Pătrașcu, fra Gheorghe Vameșiu, fra Iosif Sabău. Gli altri frati che non sono stati arrestati continuarono le loro attività di pastori d’anime nelle Parrocchie diocesane fino all’anno 1990, anno in cui la Provincia rinascerà sotto la guida sapiente di P. Gheorghe Pătraşcu, che fino allora guidò la Provincia in clandestinità, insieme agli altri frati-sacerdoti rimasti in vita, con l’appoggio della Curia generale, avendo l’approvazione dell’autorità ecclesiastica.

                Oltre i frati che hanno sofferto la persecuzione del regime comunista vorrei ricordare quattro frati che sono deceduti in fama di santità, cioè:

                Fra Francesco Antonio Tasso di Savona, morto in fama di santità a Răchiteni il 05 marzo 1765, essendo sepolto inizialmente nella chiesa di Răchiteni, ma per il fatto che la chiesa era pericolante, i resti mortali di fra Antonio sono state trasferite a Iași il 05 giugno 1782. Fra Antonio e stato inviato in Moldavia nell’ anno 1763 e Fra Ioannes Oviller, prefetto della Missione lo nomina come parroco nella Parrocchia di Răchiteni. Parlando su la sua personalità diceva: „Ha fatto tanto bene vivendo una vita santa essendo umile, paziente, amante della povertà e della castità, pieno di amore verso i poveri e i malati essendo un esempio di opere buone|. Fra Barbieri che a dissotterrato i resti mortali per trasferirli a Iași, confessa nel documento redatto in questa occasione che il popolo, anche allora dopo cinquanta anni dalla sua morte lo ricordava come un santo. Il 13 marzo 2020, dopo alcuni lavori di ristrutturazione fatti nella antica chiesa di Iași, i resti mortali di fra Antonio sono state trasferite di nuovo a Răchiteni e sepolte nella nuova chiesa.

                Fra Anton Demeter, nacque il 17 settembre 1925 a Butea, distretto di Iași. Subito dopo le scuole elementari entrò nel nostro Seminario Minore di Hălăucești. Dopo l’anno di noviziato a Săbăoani (1945-1946) emette la professione semplice e poi continua gli studi filosofici e teologici a Luizi-Călugăra, nel 1949, quando il governo comunista soppresse tutte le Congregazioni religiose e confiscò i loro beni, ritornò in famiglia. Dopo due anni in cui lavorò come ragioniere in una fabbrica, entra nel Seminario di Alba Iulia, dove, concluso l’ultimo anno di teologia, il 29 giugno 1953 fu ordinato sacerdote da Mons. Alexandru Cisar, arcivescovo di Bucarest. Esercitò il suo ministero come vicario parrocchiale nella Parrocchia di Prăjești e poi nella Cattedrale Cattolica San Giuseppe di Bucarest.

                Dopo soli cinque anni, nella notte del 20 agosto 1958 fu arrestato e dopo un processo-farsa fu condannato a 20 anni di lavori forzati con l’accusa di aver impartito ai bambini e ai giovani un’educazione mistico-religiosa e di aver complottato contro l’ordine sociale. Dopo alcuni giorni di carcere a Jilava (Bucarest), i denunciatori cercarono di estorcergli accuse contro altri sacerdoti. Al suo deciso rifiuto fu colpito alla spina dorsale con un martello e così, in poco tempo, divenne paralizzato. Già gravemente infermo, fu portato per un paio d’anni in due campi di lavoro forzato, dove era obbligato a camminare a quattro gambe fino al luogo del suo supplizio, dove gli altri detenuti svolgevano il lavoro per lui.

                Nel 1963 fu graziato e confinato nella Parrocchia di Oțeleni, in Moldavia dove, nonostante le molte restrizioni da parte delle autorità comuniste, cercava di accogliere ed ascoltare quanti si rivolgevano a lui. Nel 1979, andato in pensione a causa della malattia, andò ad abitare in una casa che aveva comprato vicino alla chiesa parrocchiale di Barticești. Finalmente, nel 1993, ricevette l’obbedienza per il Convento di San Francesco a Roman, dove erano stati appena costruiti il Seminario Minore e l’Istituto Teologico, e dove svolse il ruolo di confessore e direttore spirituale dei giovani. Molto ricercato da gente di tutte le confessioni, riceveva ogni giorno folle numerose, offrendo loro consiglio e conforto spirituale.

                Dopo 81 anni di vita, 47 dei quali trascorsi in una carrozzella per paralitici, p. Anton morì la sera del 20 dicembre 2006. Il suo corpo fu sepolto nel Cimitero municipale di Roman. Da quel momento, la sua tomba è divenuta luogo di pellegrinaggio, dove molti fedeli cercano il suo aiuto e la sua intercessione. Martedì 29 novembre 2016, Festa di Tutti i Santi dell’Ordine Francescano, presso la cappella dell’Istituto Teologico Francescano di Roman (Romania) è stata aperta l’inchiesta diocesana per la beatificazione del Servo di Dio P. Anton Demeter (1925-2006), della Provincia San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria di Romania.

                Fra Iosif Petru Maria Pal, nacque a Nisiporești (Romania) il 6 ottobre 1889, dopo le scuole elementare entro nel nostro Seminario di Hălăucești nel 1905. Nel 1909 e stato inviato a Roma per gli studi filosofici e teologici. Alla fine degli studi e stato ordinato sacerdote il 22 aprile 1916. Durante gli studi e stato buon amico di padre Massimiliano Kolbe, essendo l’unico sacerdote del gruppo di frati che hanno fondato l’Associazione della Milizia Immacolata, ha benedetto le prime medaglie della Milizia Immacolata. Essendo buon amico di padre Massimiliano possedeva tante informazioni riguardanti la vita spirituale di san Massimiliano Kolbe, informazioni importanti per il processo di canonizzazione. Ritornato nel paese di origine, fra Iosif, e stato amministratore dell’Orfanotrofio di Hălăucești. Nell’anno 1923 e stato nominato parroco di Luizi-Călugăra dove è rimasto fino alla morte. Ha costruito il Seminario di Hălăucești, la chiesa di Luizi-Călugăra e del Seminario della stessa località, dove e stato anche professore di teologia morale e pastorale. Dall’anno 1932 e fino alla morte, fra Iosif e stato Ministro provinciale della Provincia di Romania. Mori a Luizi-Călugăra il 21 giugno 1947, a causa dell’tifo esantematico essendo contaminato mentre curava un-malto. È stato sepolto nella chiesa parrocchiale di Luizi-Călugăra. È stato un buon predicatore, caritatevole verso i poveri, gentile e molto amato dal popolo che anche oggi lo ricordano con venerazione.

                Fra Martin Benedict, nacque a Galbeni (Romania) nel 1931 da genitori contadini. Dopo la scuola elementare nel paese natale (1938-1945), entro nel settembre 1945 nel nostro Seminario di Hălăucești frequentandovi per tre anni la scuola. Con l’inizio della persecuzione ufficiale della Chiesa Cattolica e la nazionalizzazione delle scuole, completo la scuola superiore nel liceo a Bacau, iscrivendosi successivamente alla Facoltà di medicina all’università di Iasi, dove si laureo nel 1957.

                Esercito la professione di medico a Răducăneni, Tătăreni, Bacau e finalmente all’ospedale di Onesti (dal 1962 alla morte). Nel 1972 si ammalo gravemente all’intestino, subendo ben tre interventi nel giro di pochi giorni. I medici erano del parere che in breve tempo sarebbe morto. Invece e vissuto ancora per 14 anni, e tutti consideravano la sua vita un miracolo. Fu allora che la sorella Varvara, suora clandestina, si stabili presso di lui.

                Dopo ininterrotti contatti con i nostri frati (specialmente P. Gheorghe Pătrașcu) decise di continuare la sua preparazione alla vita religiosa e al sacerdozio. Sotto la guida di P. Pătrașcu, Ministro provinciale di Romania in incognito, clandestinamente fece il noviziato, emise la professione temporanea nel 1976 e quella solenne nel 1979 (poiché non venivano tenuti registri a causa della particolare situazione storica, non conosciamo la data precisa) e fu ordinato sacerdote il 14 settembre 1980 dal vescovo greco-cattolico Alexandru Todea a Slănic Moldova.

                Durante tutto questo tempo continuo il suo servizio in ospedale, senza far scoprire agli agenti della “Securitate” (polizia segreta) la sua professione religiosa e il suo stato sacerdotale. Nel proprio appartamento, dove aveva un piccolo oratorio, celebrava la Santa Messa tutti i giorni. Per la sua continua preghiera, i fedeli lo chiamavano “il medico che prega molto”, e per la sua bontà e per il suo servizio appassionato “il nostro padre medico”. Si occupava non solo della salute corporale ma anche dell’anima dei suoi malati, esortandoli a pregare, a confessarsi, a regolare la loro vita matrimoniale… Milito soprattutto contro l’aborto e difese la dignità della persona umana con i suoi inalienabili diritti. Contribuì inoltre all’edificazione di alcune chiese malgrado l’ostilità del regime comunista allora al potere.

                Durante il pellegrinaggio a Roma per la beatificazione del cappuccino romeno fra Geremia da Valacchia, avvenuta il 30 ottobre 1983, (durante la messa lesse in veste di laico un’intenzione della preghiera dei fedeli con un’aggiunta improvvisata, che mise in allerta ascoltatori interessati), fu riconosciuto come sacerdote dalla polizia segreta e da allora cominciarono le persecuzioni (con arresti, interrogatori, tentativi di avvelenamento e di investimento d’auto), che terminarono con la morte sopravvenuta il 12 luglio 1986.

                Un anno dopo la sua morte, l’acqua del pozzo situato a fianco della casa del paese natio comincio ad avere profumo e gusto di rose. Galbeni divenne, in brevissimo tempo, meta di pellegrinaggio e l’evolversi degli avvenimenti suscitava una forte preoccupazione per la “Securita”. Tuttavia ogni loro tentativo di fermare il flusso della gente falliva sempre. Circolavano voci di tanti miracoli di guarigione compiuti e la gente comincio a pregare con devozione e chiedere l’aiuto e la grazia di Martin. Il suo ricordo e vivo sia nella Provincia che presso i laici. Il processo di canonizzazione e iniziato il 14 aprile 2007.

                La riorganizzazione della Provincia ebbe luogo a Nisiporeşti (NT), dove il parroco di allora, P. Petru Albert, riaprì la scuola Pre-teologia e nel mese di Maggio 1990 e seguenti, ricevette un cospicuo numero di 60 giovani aspiranti che riceveranno la formazione per entrare nell’Ordine. Nell’autunno dello stesso anno, i primi novizi iniziarono la loro formazione a Luizi-Călugăra, e nel 1991, il primo gruppo di frati professi semplici furono inviati a studiare all’estero: Italia, Germania, Austria. Nello stesso anno iniziarono i lavori all’attuale Istituto Teologico Francescano di Roman e rinnovata la casa del noviziato di Prăjeşti.

                Nel 1993, i primi  frati ripresero le attività nel rito orientale e costruito il convento di Oradea, seguito da quelli di Holod e Carei. Nel 1994 fu costruito il Postulandato francescano di Huşi. Il Vescovo di Iaşi  restituisce ai frati le comunità parrocchiali di Luizi-Călugăra, Prăjeşti, Tg. Trotuş, Galaţi, Huşi e Hălăuceşti, alle quali si vengono aggiunte le comunità di Buruieneşti, Nisiporeşti e Cacica.

                Il 25 giugno 2010, la Provincia si arricchì con la Custodia di Oriente e Terra Santa con la sede nel convento di S. Antonio a Istanbul. La Custodia che comprende il territorio del cosiddetto Medio Oriente, ed è costituita attualmente, da quattro fraternita presenti in Libano e Turchia cioè: Convento di Santa Maria a Büyükdere, Convento Sant’Antonio di Padova a Istanbul, Convento Sant’Antonio di Padova a Sin-El-Fil e il convento San Francesco di Assisi a Zahle. Attualmente la Custodia e composta da 18 frati con la professione solenne 3 frati con la professione semplice.

                Oggi, la Provincia “San Giuseppe” di Romania, conta 215 frati con la professione solenne e 18 frati con la professione semplice, presenti in 87 comunità, su quattro continenti.

Da questa breve presentazione storica, emerge con chiarezza la testimonianza storica di zelo apostolico dei nostri frati predecessori, una testimonianza che obbliga tutti noi, i frati di oggi, all’impegno e al lavoro per la maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

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