Lodato sii, Signore, per la nostra sorella morte[1]
Una meditazione sul morire
Formazione francescana – ispirazioni (parte 20)

“Il vero modo di prepararsi alla morte con il Signore Gesù è vivere con Lui le fatiche, le ingiustizie e le umiliazioni che la vita sempre porta con sé”[2].

Qualche anno fa, dei miei conoscenti mi hanno chiesto di officiare il funerale del loro papà. La famiglia viveva in una città moderna e, si potrebbe dire, seguiva le usanze e la mentalità moderna di un grande agglomerato. Ebbene, i nipoti non sono stati invitati alla cerimonia funebre del nonno. I genitori mi hanno spiegato che i loro figli sono rimasti a casa e che li avrebbero raggiunti più tardi, perché sono ancora troppo piccoli per partecipare al funerale. In questo modo, i giovani della famiglia sono stati protetti da un possibile trauma psicologico. Dopo il rito, ci siamo ritrovati tutti insieme per il pranzo in un ristorante. Gli adolescenti non erano interessati alle conversazioni degli adulti e si dedicavano con passione a vari giochi su internet con i loro telefonini. Per curiosità, ho dato un’occhiata in giro per vedere quale tipo di intrattenimento affascina di più gli adolescenti di oggi. Ebbene, si trattava di giochi di guerra, dove i cadaveri cadevano in abbondanza.

Forse è così anche nella nostra vita, che non sempre vogliamo pensare alla nostra morte. Nel frattempo, ad ogni istante, ci avviciniamo all’incontro con essa. Da qui la necessità di meditare sulla propria morte (cf. CCC 1014), per essere preparati non solo ad incontrarla, ma anche ad entrare nello spazio ultimo della lode e della contemplazione di Dio[3]. Ognuno di noi gusterà la morte. Il pensiero di essa deprime chi è fissato sui beni della vita, li desidera e può solo goderne. A volte, in situazioni emotive difficili o di malattia, la visione della morte sembra essere una consolazione per chi è depresso dalla vita quotidiana. La vita, che normalmente è oggetto di grande desiderio, viene vissuta come qualcosa di molto fugace e fragile. L’uomo, che è polvere, ritorna in polvere (cf. Gen 3, 19). Lo sperimentiamo quando muoiono i nostri cari, quando veniamo a conoscenza di persone che muoiono in attacchi terroristici, guerre o disastri naturali. Tuttavia, ci aspettiamo di vivere la nostra vita in modo naturale e di terminarla da una malattia che si sviluppa lentamente o dal processo progressivo della vecchiaia. Tuttavia, indipendentemente dalla nostra età e dal nostro stato di salute, dovremmo avere la disposizione di accogliere sorella morte quando inaspettatamente ci visita e ci tocca con il suo bacio.

Nella Sacra Scrittura, la morte è presentata non solo come una tappa associata alla fine della vita, ma anche come una persona. Può essere percepita in ogni malattia e nei pericoli di ogni genere. La sua presenza pesa sull’uomo, che può entrare in alleanza con essa quando rifiuta Dio. Allora sperimenta la fine della sua vita come l’ingresso nella seconda morte. La dannazione eterna e l’inferno diventano il frutto di una vita malvagia e senza Dio. Questo, a sua volta, è inestricabilmente legato alla persistenza nel peccato e alla collaborazione con Satana (cf. Sap 1, 13. 2, 24; Ap 20,13-15; Pr 13). L’uomo ha una scelta: può passare ad una vita con Dio quando assume un atteggiamento di conversione. Il credente apprezza la vita eterna più della vita terrena ed è disposto a dare la sua vita per Dio. Dal momento della risurrezione, il rapporto tra l’uomo e la morte cambia. Il discepolo di Gesù si sente chiamato a vivere ogni morte nel contesto della morte del Signore. Sperimenta che i Comandamenti e la Legge danno il potere di conoscere il peccato, ma non danno la forza di vivere senza peccato. Il cristiano sa di aver bisogno della grazia per questo. La riceve con il Battesimo, la implora con la preghiera e la realizza nell’ascesi. Impara nel corso della sua vita a morire al peccato mettendo a morte le concupiscenze che lo portano a peccare[4].

I maestosi dipinti con San Francesco che contengono un teschio, non rappresentano necessariamente la verità sul rapporto del Santo di Assisi con sorella morte. La sua visione della morte è radicata nella Bibbia. Il Poverello invita le persone a ricordare sempre il Signore e i suoi comandamenti, nonostante le preoccupazioni e i problemi. Vuole in tutti i modi provocarli alla conversione e a lodare l’Altissimo. Ci ricorda che al momento della morte, l’uomo perderà tutte le ricchezze, il potere e la conoscenza che pensava di possedere, così come il suo corpo, che sarà mangiato dai vermi (cf. 2Lf 83.85). La strada giusta è fare penitenza, perché presto morirà. Deve fare il bene ed evitare il male. Ci ricorda che le nostre proprietà sono vizi e peccati (cf. Rnb 17, 7) e che siamo liberati dall’amore, dall’umiltà e dall’elemosina (cf. 2Lf 30-31). Secondo S. Francesco, nel riflettere sulla fine della nostra vita, abbiamo bisogno di rimanere vicini al Crocifisso. Dall’Altissimo Signore impariamo come donare la nostra vita. Vediamo che Francesco, nonostante le sofferenze e le malattie, va incontro alla morte con gioia, con grande libertà, con la benedizione dei suoi frati e con la lode del Signore e il canto (cf. 2Cel 214-217). Dalla biografia del Santo apprendiamo che egli meditava spesso sulla morte. D’altra parte, due anni prima della sua morte, inizia a meditare quotidianamente sulla fine della sua vita  (cf. 1Cel 109). Si può intuire che questo sia stato il frutto dell’unione con Gesù, che lo ha liberato dall’incertezza e dalla paura che si associano alla fine della vita, e gli ha dato gioia. Egli celebra la sua morte come se fosse una liturgia attraverso la quale deve conformarsi a Cristo. Il dramma per lui non è tanto la morte quanto la separazione dal Signore. Vive così l’incontro con la sorella morte come una Pasqua personale, un transitus durante il quale nascerà a una nuova vita[5].

Sebbene la nostra vita terrena sia indubbiamente importante e preziosa e debba essere curata, è bene ricordare che non è il valore supremo. Quando questo viene dimenticato, gli accenti vanno in una direzione completamente diversa. Cosa non si fa per vivere anche solo qualche giorno in più? A volte questo va a scapito della relazione con Dio e con le persone; probabilmente lo abbiamo visto anche noi, se non altro durante la pandemia… Come la vita, anche la morte è per noi un’opportunità che non dobbiamo sprecare. La impariamo nella pratica della vita, come una lingua: ascoltando come viene pronunciata e vedendo come le persone reagiscono al suono delle parole che vengono pronunciate[6]. Anche noi possiamo prepararci al nostro transitus ascoltando ciò che il Crocifisso e coloro che lo hanno seguito ci dicono attraverso la sua morte. In questo modo, impariamo ciò che noi stessi vorremmo dire agli altri negli ultimi momenti della nostra vita. La nostra morte deve avere un senso attraverso la vita che abbiamo condotto. Perciò la nostra preparazione al trapasso deve essere un periodo associato ad una profonda riflessione e a un lavoro spirituale. Si tratta di un processo individuale e probabilmente sarà diverso in ogni caso. Tuttavia, ci sono alcune cose da tenere a mente, con la consapevolezza che il seguente elenco non è completo:

  1. Ricordarti della preghiera, del raccoglimento e accettazione dell’imminente trapasso.
  2. Prenditi cura di una profonda vita sacramentale: Confessione, Eucaristia e Unzione degli infermi.
  3. Non trascurare lo spirito di penitenza e di riconciliazione. Questo ti aiuterà, prima di morire, a purificare il tuo cuore ed a sperimentare la pace e la concordia con Dio e con il prossimo.
  4. Confida nell’amore e nella misericordia di Dio.
  5. Ama gli altri e sii misericordioso tu stesso. Chiedi al Signore serenità e benedizione. Evita l’amarezza, il pessimismo e le lamentele.
  6. Ricorda la tua comunità e le persone a te vicine. La comunità religiosa, la presenza fisica e spirituale dei confratelli e degli amici sono un sostegno prezioso quando ci si prepara alla morte. Condividere i propri sentimenti e pensieri con gli altri può essere molto importante per loro e per te.
  7. Prenditi cura della prevenzione legata alla salute: attività fisica e mentale, controlli regolari e assistenza terapeutica adeguata, aiutano in questo.
  8. Assicurati che tutti i tuoi affari siano sistemati, in modo da non lasciare una collezione di questioni in sospeso. Per gli altri, lascia qualcosa che sia una sorta di dono spirituale speciale.

Una volta, dopo il funerale di una ragazza molto giovane annegata in un lago, qualcuno della sua famiglia mi ha chiesto: Come è possibile che Dio abbia permesso che ciò accadesse, eppure era una devota e donna di preghiera. Eppure noi preghiamo nella supplica: da una morte improvvisa e inaspettata, liberaci, o Signore. Ancora oggi non conosco la risposta a queste domande: Perché muore un bambino innocente? Perché muoiono persone nobili e innocenti? Questo è ciò che il credente chiama un mistero. Lo comprende e lo sperimenta presso la croce sulla quale l’Unico Innocente e Giusto ha dato la vita. D’altra parte, sono convinto che la morte improvvisa avvenga solo quando non si è preparati ad affrontarla.

Fra Piotr STANISŁAWCZYK
Delegato generale per la formazione


[1] Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente po’ skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovara` ne le Tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ’l farra` male. Laudate e benedicete mi’ Signore e rengraziate e serviateli cum grande humilitate (San Francesco d’Assisi, Cantico di frate sole FF 263).
[2] Ordine dei Frati Minori Conventuali, Discepolato francescano,  Roma 2022, n. 169, https://www.ofmconv.net/download/discepolato-francesc-ratio-stud-2022/?wpdmdl=51910&refresh=64a5a6fa64a5e1688577786, 27.03.2024.
[3] Cf. Św. Bonawentura, Trzy drogi albo inaczej ogień miłości, n. 7, in: Pisma ascetyczno-mistyczne, trad. e a cura di Cecylian Niezgoda OFMConv, Warszawa 1984, p. 17.
[4] Cf. Pierre Grelot, Śmierć, in: Słownik teologii biblijnej, a cura di Xavier Leon-Dufour, Poznań 1990, p. 940-950.
[5] Cf. Andre Menard OFMCap, Śmierć, in: Leksykon duchowości franciszkańskiej, a cura di Emil Kumka OFMConv, Kraków-Warszawa 2016, p. 1896-1904.
[6] Cf. Raniero Cantalamessa OFMCap, Siostra śmierć, Kraków 1994, p. 27-28.