Formazione francescana – ispirazioni (parte 17) 

Consiglio, poi, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo, che quando vanno per il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole e non giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene[1].

Ho pensato per un po’ di tempo a come la nostra spiritualità francescana possa aiutare i giovani di oggi, cosa può offrire alla loro vita? Probabilmente il tema potrebbe essere considerato anche in relazione ad altre realtà pastorali, non solo legate ai giovani. Gli operatori pastorali trovano molte realtà in comune tra le varie età. Tuttavia, possiamo notare che la pastorale giovanile ha una sua specificità. Perché? Perché quando una persona è in età adolescenziale e giovanile, inizia a maturare. In questo periodo si forma la sua identità, scopre il senso e lo scopo della sua esistenza, gli spazi in cui vuole realizzarsi, si sviluppa fisicamente, anche sessualmente. L’influenza dei genitori diminuisce, mentre aumenta quella dell’ambiente esterno, compresi i coetanei e la moda dominante. I giovani sono sensibili quando si tratta di accettazione: temono particolarmente il rifiuto. L’accettazione da parte degli altri è di grande importanza per loro. Si sforzano di adempiere ai ruoli in cui si identificano e vogliono essere considerati adulti, cioè in grado di prendere le proprie decisioni. Allo stesso tempo, hanno difficoltà a rinunciare ad alcune forme di dipendenza dai genitori o dai tutori. In termini di stile di vita, valori e ideali, i giovani cercano l’indipendenza e ciò che considerano proprio, ciò in cui si ri-trovano. D’altro canto, spesso inconsapevolmente, dipendono molto dai media, adottando acriticamente opinioni e modelli popolari. Di conseguenza, non dovrebbe sorprendere che tendano a rifiutare le usanze, le tradizioni e la religiosità ricevute dai genitori o dalla società. In caso di problemi, tendono a cercare aiuto e sostegno dai coetanei, magari on-line; è meno probabile che si rivolgano a un genitore, ad un insegnante o ad un sacerdote. In generale, questo è anche un periodo di tante scelte di vita importanti per il futuro, come la specializzazione, il lavoro, la famiglia, ma anche la vocazione.

Penso alla necessità, di una particolare sensibilità nei confronti dei giovani, per il fatto che l’attuale generazione è molto diversa da quella in cui noi siamo cresciuti. Se guardiamo ai giovani di oggi in termini di credenze generali, questi possono essere definiti come generazione “Z” [2]. Si caratterizzano come la generazione “tranquilla”, aperta a nuovi contatti e idee, che predilige le attività su internet, presente sui social, curiosa del mondo, un po’ instabile quando si tratta di impegni permanenti, che sperimenta difficoltà nelle relazioni reali e nel mondo reale.

Dato il mio limitato contatto con i giovani, ho chiesto ad un amico come raggiungere i giovani di oggi, di cosa hanno bisogno. In risposta, ho saputo che recentemente ha mescolato cavolo acido, peperoni verdi, carote rosse e la zucca. Ha ottenuto un piatto sorprendentemente gustoso e, tutto sommato, da una combinazione fantasiosa di ingredienti popolari. Quando ha condiviso questa esperienza con il cuoco del Convento, quest’ultimo gli ha raccontato dell’esistenza della cucina molecolare. Questa utilizza ingredienti comuni, ma il modo in cui vengono cucinati e combinati produce nuovi sapori originali. Penso che da secoli abbiamo gli stessi ingredienti pastorali ordinari, solo che a volte abbiamo il problema di come combinarli e di come servirli per ottenere qualcosa che delizia e attira[3].

Quindi sorgono in me delle domande: che cosa ha un buon sapore per i giovani, che cosa usare e come farlo? Nel terzo capitolo della Regola bollata, San Francesco ci dice quali ingredienti usare. Il punto centrale di questo capitolo è che noi francescani dobbiamo stare nella Chiesa, pregare e digiunare. Il frutto sarà una naturale capacità di portare la pace ovunque: senza litigi, senza giudizi, con umiltà, gentilezza e cortesia[4]. Questi saranno gli ingredienti del piatto necessario nei vari tipi di pastorale che svolgiamo, come pure nella nostra vita e nelle nostre relazioni in comunità. Questo vale soprattutto per i giovani confratelli, perché impedisce la confusione del ruolo che il pastore deve svolgere nelle relazioni con i giovani. In altre parole, respirando lo spirito della Santa Chiesa e digiunando, sarà più facile per noi ricordare che un francescano non è un collega, non è un genitore, non è un compagno di vita o un leader narcisista che attira le folle a sé. Sono convinto che sarà importante per i giovani fare ciò che è importante anche per altri gruppi sociali: essere un frate che è amico di Dio. Ma come condividere la fede con i giovani, cioè come e con quali mezzi servire un piatto preparato ottimamente? Lo scopriranno soprattutto quei frati che sapranno restare vicino ai giovani.

Fra Piotr STANISŁAWCZYK
Delegato generale per la formazione


[1] Rb 3, 10-11 FF 85.
[2] Cf. Wikipedia, Generazione Z, https://it.wikipedia.org/wiki/Generazione_Z, 19.08.2023.
[3] Testo completo in: Piotr Stanisławczyk OFMConv, Wy dajcie im jeść!, „Pastores”, 2023, n. 2 (99), p. 49-57.
[4] Cf. Zdzisław Kijas OFMConv, Reguła i życie. Czego dziś uczy św. Franciszek, Kraków 2022, p. 94-95.