Non è qualcosa di strano che S. Francesco d’Assisi, quando scrive su “come i frati devono andare per il mondo” nel capitolo XIV della Rnb, si rivolga al passo del Vangelo in cui il Signore invia i settantadue discepoli[1], un passaggio importante nella conversione del Santo[2].
Francesco riprende le parole de Gesù: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,5); il Poverello di Assisi scrive:

E in qualunque casa entreranno dicano prima: Pace a questa casa. E dimorando in quella casa mangino e bevano quello che ci sarà presso di loro. Non resistano al malvagio; ma se uno li percuote su una guancia, gli offrano l’altra. E se uno toglie loro il mantello, non gli impediscano di prendere anche la tunica. Diano a chiunque chiede a loro; e a chi toglie le loro cose, non le richiedano[3].

Certamente, il Santo di Assisi ha ripreso queste parole evangeliche per indicare ai suoi fratelli che non devono solo proclamare la pace, ma diffonderla con la propria vita e il loro esempio. Oggi più che mai, 800 anni dopo, la Regola non bollata ci ricorda che siamo invitati a diffondere la pace non solo a parole, ma vivendo come uomini e donne di pace.
Viviamo in mondo violento, basta guardare il telegiornale per cinque minuti per rendersi conto che la legge del più forte e dell’occhio per occhio, è pane quotidiano. Purtroppo, in alcune nostre fraternità sembra che la chiamata alla pace non sia stata ascoltata: lotte tra religiosi, invidie, pettegolezzi, gelosie, ecc. Tutto questo trasforma le nostre fraternità in un inferno qui sulla terra per coloro che ne soffrono. “Santi” che rendono martiri coloro che vivono insieme a loro.
Come possiamo annunciare la pace e il perdono ad un mondo ferito, se non siamo capaci di vivere nella pace tra noi? Siamo figli del Santo della Pace, e questa pace deve scorrere nelle nostre vene spirituali!
Come viviamo oggi le nostre relazioni? Siamo veri messaggeri di pace per il mondo e per i nostri confratelli, oppure viviamo nella legge dell’occhio per occhio e dente per dente?[4]. San Francesco scrive:

Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9). Sono veri pacifici coloro che in tutte le cose che sopportano in questo mondo, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell’anima e nel corpo[5].

Se, pur essendo figli di Francesco, non siamo capaci di vivere in pace nelle nostre fraternità, cosa possiamo aspettarci da un mondo che non conosce l’Amore di Dio?
Fino alla prossima riflessione, caro fratello lettore.

Fra Elio J. ROJAS


[1] Cf. Lc 10,5.
[2] Cf. O. Schmucki, San Francesco d’Assisi messaggero di pace nel suo tempo, in Studi e ricerche francescane 5, (1976) p. 215-232.
[3] Rnb XIV, 2-6; FF 40.
[4] Cf. Mt. 5,38-48.
[5] Amm XV; FF 164.