In diverse occasioni Papa Francesco ha parlato del male della lingua: le chiacchiere. Le ha definite, per esempio, come un atto “terroristico”. “Non faccio il ‘terrorista’, perché le chiacchiere sono terrorismo. Le chiacchiere sono come buttare una bomba: distruggo l’altro e me ne vado tranquillo. Per favore, niente chiacchiere, sono il tarlo che mangia il tessuto della Chiesa, della Chiesa diocesana, dell’unità fra tutti noi”[1] In un’altra occasione ha anche detto: “Il chiacchiericcio distrugge quello che fa Dio”[2] e ai sacerdoti: “quello che distrugge di più la fraternità sacerdotale sono le chiacchiere…”[3] “volete una parrocchia perfetta? Niente chiacchiere”[4]…
In molte occasioni il Pontefice fa riferimento a questo tema apparentemente molto attuale, e dico apparentemente perché già Francesco d’Assisi alludeva a questa difficoltà di dominare la lingua[5]. Il problema è che un tale argomento era -ed è ancora oggi- di tale gravità che doveva essere scritto in una Regola religiosa; il Poverello d’Assisi scrive nel capitolo XI della Rnb:
E tutti i frati si guardino dal calunniare alcuno… non mormorino, non calunnino gli altri, poiché è scritto: “i sussurroni e i detrattori sono in odio a Dio”… Non giudichino, non condannino…
Purtroppo, anche se è scandaloso, dobbiamo ammettere che in tante delle nostre fraternità incontriamo fratelli e sorelle che, a causa del vuoto spirituale e perché hanno troppo tempo libero, si divertono a cercare un cibo che non li soddisfa veramente, una droga che fa loro dimenticare il vuoto e la frustrazione che possono portare dentro, un cibo che li sfigura e che sfigura anche il volto dei fratelli: le chiacchere.
San Francesco scrive in una delle sue Ammonizioni:
Beato il servo che tanto amerebbe e temerebbe un suo fratello quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui, e non direbbe dietro le sue spalle niente che con carità non possa dire in sua presenza[6].
Come viviamo le nostre relazioni fraterne? Siamo di quelli che preferiscono parlare alle spalle, o siamo coraggiosi e onesti al punto di essere trasparenti davanti ai nostri fratelli, anche se corriamo il rischio di entrare in conflitto con loro? Mi chiedo: non è più sano affrontare una situazione a viso aperto che andare in giro a vittimizzare noi stessi, o a diffamare e pugnalare le persone alle spalle?
800 anni dopo, il Poverello d’Assisi ci ricorda di nuovo che la fraternità può essere costruita e sostenuta solo nella fiducia, nella trasparenza, onestà e prudenza; altrimenti diventa un ambiente tossico, un covo di vipere.
Alla prossima!
Fra Elio J. ROJAS
[1] DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA INTERNAZIONALE DELLA CONFEDERAZIONE UNIONE APOSTOLICA DEL CLERO. Sala del Concistoro, Giovedì 16 Novembre 2017.
[2] PAPA FRANCESCO, UDIENZA GENERALE. Piazza San Pietro, Mercoledì 6 Giugno 2018.
[3] DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO COLLEGIO PIO-BRASILIANO DI ROMA. Sala del Concistoro, Sabato 21 Ottobre 2017.
[4] VISITA DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALLA PARROCCHIA ROMANA «SANTA MARIA A SETTEVILLE». Domenica 15 Gennaio 2017.
[5] Cf. Gc 3.
[6] Amm XXV.